lunedì 24 febbraio 2020

Piantare alberi, costruire altalene (e pubblicare blog)

Albert Camus, il mio caro fratello Camus, in un pigro pomeriggio crepuscolare - i momenti di pigrizia sono i più creativi, è in essi che gli dèi ci aprono gli occhi affinché vediamo quello che non avevamo mai visto - ha scritto questa frase nel suo diario: "Se durante il giorno sembra che gli uccelli volino senza destino, a sera si direbbe che trovino sempre la direzione. Volano verso qualche meta. Così, forse, la sera della vita...".


È così: quando si è giovani si vola in tutte le direzioni. Le opportunità attorno a noi sono molte e non vogliamo perderne nessuna. Da vecchi, ci rendiamo conto che una vale più di molte. 

"Purezza di cuore", diceva Kirkegaard, "è desiderare una cosa sola".
Chi ha molte speranze è un mucchio di cocci di vetro. Chi ha una sola speranza è una vetrata colorata di cattedrale. 
La mia vetrata è una scena: l'albero e i bambini sull'altalena.
È una scena paradisiaca. Mi sento felice solo a immaginare la gioia dei bambini. Nella vecchiaia i gusti alimentari delle persone cambiano: è sufficiente che ci sia data da mangiare ogni giorno l'immagine della felicità dei nostri nipotini.

Emily Dickinson ha scritto questa piccola deliziosa poesia: "Per fare un prato / ci vuole un trifoglio e un'ape! Un trifoglio, un'ape / e fantasia! Ma, se mancano le api, basta la fantasia". Bella e bugiarda! Questo è un difetto dei poeti. Se manca il cibo solido essi frequentemente mentono e fanno finta (come ha confessato Fernando Pessoa: "Il poeta è un fingitore") che le loro bugie siano cibo. 

Era il caso della solitaria Emily, che si alimentava di prati virtuali. Io potrei anche mangiare cibi simili se fossi l'unica persona coinvolta. Ma i miei nipotini non sono virtuali. Sono bambini in carne ed ossa. Per loro la fantasia non basta. Quindi, per me, il finale della poesia dovrebbe essere un altro: "Ma, se mancano le api, dovrò chiamarle". Sarebbe facile se avessi un flauto magico, come quello della storia del pifferaio di Hamelin: suonerei la musica incantata e le api mi seguirebbero.
Poiché non ho il flauto, non mi resta altro da fare se non ciò che più gli si avvicina: tento di essere un educatore. 
L'educatore è un creatore di mondi.
Il suo desiderio è essere un dio, perché se lui fosse un dio potrebbe creare, da solo, il suo paradiso.
Gli basterebbe dire la parola magica e l'albero con l'altalena e i bambini apparirebbero.
Siccome non è un dio - avendo solo il sogno degli dèi senza averne il potere - non gli rimane che andare in giro per il mondo a parlare dei suoi sogni.

Mi viene alla mente l'immagine di quel fiore di campo, una pallina di sementi bianche: si soffia e le sementi escono volando come se fossero paracaduti, per andare a nascere là, lontano, dove il vento le ha portate. Così è l'educatore: una manciata di sementi-parole dove si incontra il sogno che lui desidera piantare. L'educatore manciata di sementi: una specie in via d'estinzione. 

Prolificano invece i professori, specialisti nell'insegnare pezzi e frammenti (ogni materia un frammento). Siccome sono a servizio della scienza, a loro non rimane altra alternativa, perchè solo i pezzi e i frammenti possono essere trattati con obiettività scientifica. 
Ma l'obiettività scientifica, da sola, non è sufficiente perché qualcuno desideri piantare un albero e fare un'altalena. Per questo è necessario l'amore. 
La mia tristezza è provocata da questa constatazione: tutto indica che il mio sogno non si realizzerà. Le api sono poche, gli uccelli predatori sono molti. I prati vengono progressivamente sostituiti da cose morte.

Edward E. Cummings disse che "mondi migliori non si costruiscono: nascono". Ma da dove nascono? L'amore è l'unico potere da dove le cose nascono. 
Ecco ciò che cerco di fare come educatore: insegnare l'amore. 
I teorici dell'educazione rideranno di me - perché quello che a loro interessa è la trasmissione della conoscenza.
[...]
Cerco colleghi nel compito di piantare alberi e costruire altalene.


brano tratto da libro di Rubem Alves Pedagogia del desiderio (EDB, Bologna 2015)



il blog della scuola media L. Vicini